Stamattina mi è capitata in mano la macchina fotografica e mi sono accorto di non aver ancora scaricato alcune foto dell'estate scorsa. Del resto non c'è troppo da stupirsi, come ho gia scritto: sono un procrastinatore.
Le foto erano quelle riguardanti un giro nelle Germania del sud, le più belle, nonostante il brutto cielo, erano quelle riguardanti la chiesa di St. Bartholoma sul lago Konigssee.
Ho preferito i link ai relativi articoli su Wikipedia e non, come un vero blogger farebbe, ad un set fotografico sul mio account Flickr. Non mi piace, paragono la cosa al vecchio e palloso: «Venite a casa mia a vedere le diapositive dell'estate scorsa?».
Sì, lo ammetto, sono poco social!
La gitarella sul lago con relativa visita alla chiesa era in programma, ciò che non era in programma è quello che vi mostro in questa foto:
Vicino alla chiesa c'è un affumicatoio di trote dove è possibile sedersi e mangiare le trote con un po' di pane, burro e - siamo in Germania - birra.
Proprio vero, le cose più belle sono quelle non programmate e, ma solo in questo caso, affumicate.
venerdì 30 aprile 2010
giovedì 29 aprile 2010
Un caro e vecchio blog
Sarà perché sto invecchiando, sarà perché ieri sera ho festeggiato troppo la vittoria dell'Inter e mi sono dimenticato il biochetasi, sarà perché dopo un po' è naturale cambiare, sarà per un motivo che non so o per nessun motivo ma alla fin fine mi trovo a premere il link "blog successivo" della barra di blogger per andare a leggere altri blog.
«Orrore!», avrei esclamato fino a qualche mese fa, ma adesso va così, sono stufo dei guru, dei blog fatti con template simili, di quelli che parlano di un solo argomento e che, alla fin fine, riportano quello che chiunque con qualche iscrizione a dei feed azzeccati potrebbe già sapere.
Scorro tra i blog abbandonati e non, mi soffermo su quelli personali, quelli che non sono nient'altro che dei diari online. Non mi interessa sapere le ultime novità tecnologiche, i gossip, come diventare ricco, come si usa twitter, come fare questo e come fare quello. Quelli che una volta venivano - con un certo disprezzo - chiamati Cat Blog mi vanno benissimo adesso, niente nicchie, niente tag per i motori di ricerca, niente di tutto questo, un diario scritto in rete, un caro e vecchio blog.
«Orrore!», avrei esclamato fino a qualche mese fa, ma adesso va così, sono stufo dei guru, dei blog fatti con template simili, di quelli che parlano di un solo argomento e che, alla fin fine, riportano quello che chiunque con qualche iscrizione a dei feed azzeccati potrebbe già sapere.
Scorro tra i blog abbandonati e non, mi soffermo su quelli personali, quelli che non sono nient'altro che dei diari online. Non mi interessa sapere le ultime novità tecnologiche, i gossip, come diventare ricco, come si usa twitter, come fare questo e come fare quello. Quelli che una volta venivano - con un certo disprezzo - chiamati Cat Blog mi vanno benissimo adesso, niente nicchie, niente tag per i motori di ricerca, niente di tutto questo, un diario scritto in rete, un caro e vecchio blog.
martedì 27 aprile 2010
Sono un procrastinatore
Non preoccupatevi, i procrastinatori non sono persone con qualche strana perversione sessuale, sono solamente quelli che hanno il vizio di continuare a rinviare le cose, temporeggiare nel fare tutto.
Faccio parte di questa sottospecie di individui, mia madre mi diceva sempre: «Chi ha tempo non aspetti tempo», ma io ho fatto mio il motto: «Non fare oggi quello che puoi fare domani».
Inutile, l'essere procrastinatore è una malatia da cui non si guarisce. Devo dire che, per mia fortuna, me la cavo sempre, mi trovo a fare tremila cose tutte di fretta e con urgenza, ma senza grossi problemi.
Con l'anno nuovo sono passato dall'agenda virtuale (Sunbird) a quella cartacea, dando la colpa del mio procrastinare alla semplicità di fare il prosponi con un computer.
Questo è il risultato (brutta foto fatta con l'iPhone):
Come potete vedere (vedere è una parola grossa, ma non mi andava di far vedere dei cognomi) un gruppo di cose da fare è passato dal mercoledì al venerdì passando dal giovedì.
Niente da fare, neanche questo metodo ha funzionato.
P.S: che palle quelli che fanno tutto sempre e subito!
Faccio parte di questa sottospecie di individui, mia madre mi diceva sempre: «Chi ha tempo non aspetti tempo», ma io ho fatto mio il motto: «Non fare oggi quello che puoi fare domani».
Inutile, l'essere procrastinatore è una malatia da cui non si guarisce. Devo dire che, per mia fortuna, me la cavo sempre, mi trovo a fare tremila cose tutte di fretta e con urgenza, ma senza grossi problemi.
Con l'anno nuovo sono passato dall'agenda virtuale (Sunbird) a quella cartacea, dando la colpa del mio procrastinare alla semplicità di fare il prosponi con un computer.
Questo è il risultato (brutta foto fatta con l'iPhone):
Come potete vedere (vedere è una parola grossa, ma non mi andava di far vedere dei cognomi) un gruppo di cose da fare è passato dal mercoledì al venerdì passando dal giovedì.
Niente da fare, neanche questo metodo ha funzionato.
P.S: che palle quelli che fanno tutto sempre e subito!
sabato 24 aprile 2010
Biochetasi
Bene, ho comprato la mia scatola di Biochetasi, adesso posso affrontare la serata, un addio al celibato è sempre una cosa dura per il fegato.
Devo dire di averle provate tutte per combattere l'hangover - chissà perché non esiste un termine analogo nella nostra lingua- ma nulla è meglio di una bustina del magico prodotto prima di andare a letto ed una subito al mattino, il tutto accompagnato da abbondanti dosi d'acqua.
No, non parto con l'idea di volermi ubriacare per forza, nasce come serata per stare insieme tra amici che, ultimamente, si vedono sempre meno, ma non si sa mai come andrà a finire. Del resto, anche i bagni degli autogrill sono nati per permettere agli automobilisti di fare i propri bisogni e sono diventati una bacheca per annunci erotici.
Mi basterà tenermi un po' sotto controllo, non pensare al mutuo, alle spese, al lavoro, al figlio di Bossi e a Balottelli e vedrete che a fine serata sarò fresco come un rosa, pronto per festeggiare il 25 aprile.
Come, domani messaggio alla Nazione da parte di Berlusconi? Speriamo basti una confezione di Biochetasi...
Devo dire di averle provate tutte per combattere l'hangover - chissà perché non esiste un termine analogo nella nostra lingua- ma nulla è meglio di una bustina del magico prodotto prima di andare a letto ed una subito al mattino, il tutto accompagnato da abbondanti dosi d'acqua.
No, non parto con l'idea di volermi ubriacare per forza, nasce come serata per stare insieme tra amici che, ultimamente, si vedono sempre meno, ma non si sa mai come andrà a finire. Del resto, anche i bagni degli autogrill sono nati per permettere agli automobilisti di fare i propri bisogni e sono diventati una bacheca per annunci erotici.
Mi basterà tenermi un po' sotto controllo, non pensare al mutuo, alle spese, al lavoro, al figlio di Bossi e a Balottelli e vedrete che a fine serata sarò fresco come un rosa, pronto per festeggiare il 25 aprile.
Come, domani messaggio alla Nazione da parte di Berlusconi? Speriamo basti una confezione di Biochetasi...
giovedì 22 aprile 2010
Sfoghi di primavera
Da qualche giorno, come tutti gli anni in questo periodo, il mio naso viene colpito ogni tanto da un fortissimo prurito seguito da una serie interminabile di starnuti, non ci vuole una laurea in medicina per capire che si tratta di allergia, ma non ho mai voluto indagare più di tanto anche perché, una volta scoperto a quale polline sono allergico, ho due alternative: emigrare dove non è presente la pianta che mi reca il fastidio oppure imbottirmi di medicinali, tutte e due le opzioni mi sembrano esagerate per un po' di prurito al naso.
Vi dirò, mi son fatto l'idea che le piante, invidiose del fatto che non provino piacere nel riprodursi, si divertino a provocarci allergie (che brutte cose che dico nel Giorno della Terra).
Comunque c'è un'allergia che ho fin dalla nascita: quella al lavoro. Non c'è cura se non il vincere alla lotteria, ma visto che non gioco per principio, mi toccherà convivere con questa intolleranza per parecchi anni.
Del resto lavorare mi serve, mi serve per pagare il mutuo e quando avrò finito di pagarlo sarà ora di andare in pensione e vendere la casa per pagare le spese di un ospizio.
Oppure sarò più fortunato, farò carriera e metterò via un bel gruzzoletto che mi permetterà di prendermi una bella badante ventenne dell'est, la quale non saprà far bene i mestieri in casa ma sarà bravissima in altre cose che piacciono a noi maschietti.
Vi dirò, mi son fatto l'idea che le piante, invidiose del fatto che non provino piacere nel riprodursi, si divertino a provocarci allergie (che brutte cose che dico nel Giorno della Terra).
Comunque c'è un'allergia che ho fin dalla nascita: quella al lavoro. Non c'è cura se non il vincere alla lotteria, ma visto che non gioco per principio, mi toccherà convivere con questa intolleranza per parecchi anni.
Del resto lavorare mi serve, mi serve per pagare il mutuo e quando avrò finito di pagarlo sarà ora di andare in pensione e vendere la casa per pagare le spese di un ospizio.
Oppure sarò più fortunato, farò carriera e metterò via un bel gruzzoletto che mi permetterà di prendermi una bella badante ventenne dell'est, la quale non saprà far bene i mestieri in casa ma sarà bravissima in altre cose che piacciono a noi maschietti.
martedì 20 aprile 2010
Le tartarughe e i sacchetti di plastica
«Sacchetti?», mi chiede gentilmente la cassiera col suo finto sorriso.
Ma come si fa a capire quanti sacchetti ci vogliono per contenere la spesa fatta? Mai capito in vita mia. «Secondo lei quanti ne devo prendere?»
«Due dovrebbero bastare», risponde lei.
Esco, due passi, impreco, mi sono dimenticato del sacchetto in juta che porto sempre nello zaino da quando ho letto che quelli di plastica ammazzano le tartarughe (pare se li mangino).
Arrivo a casa, svuoto la spesa e metto i sacchetti di plastica sotto il lavandino, perché io, i sacchetti di plastica, li ho sempre usati come sacchi per la spazzatura.
«Ma allora», dico a me stesso, «non prendendo più le buste della spesa in plastica dovrò comprare i sacchetti della spazzatura».
Dopo due giorni sono al supermercato, prendo i sacchetti della spazzatura, altre cose che mi servono e mi reco alla cassa.
«Sacchetto?»
Se la cassiera dice "sacchetto" è sottointeso che uno basti, «sì, uno, grazie!»
Esco, due passi, «..azz.., le tartarughe!»
Arrivo a casa sconfortato, adesso ho sia i sacchetti della spazzatura che quelli della spesa, povere tartarughe!
Mi faccio un caffè, inserisco la capsula, tutto vibra, pare che debba crollare la casa, e il caffè non esce. Forse, se avessi messo l'acqua...
Apro la macchinetta per pulirla, caffè ovunque, la capsula s'è rotta e ha rilasciato un liquido nerastro . Prendo il sacchetto, quello della spesa, butto tutto dentro ma, come sempre in questi casi, il sacchetto ha un buchino e piscia liquido nero ovunque. Metto il sacchetto dentro l'altro sacchetto, anche questo piscia. Prendo un'altro sacchetto, questa volta quello della spazzatura, e infilo tutto dentro.
Finalmente c'è l'ho fatta!
Scendo a buttare il sacchetto, mentre guardo il cassonetto mi chiedo: «Ma come fanno le tartarughe a mangiarsi i sacchetti di plastica se tanto li inceneriscono a pochi km da casa mia? Ma che differenza c'è tra utilizzare la busta della spesa in plastica o il sacchetto della spazzatura?». Sinceramente non lo sò, ma se dicono che devo usare le borse in juta un motivo ci sarà, e poi fa molto "cool".
Il giorno dopo sono ancora al market, compro le capsule per la macchinetta del caffè, altre cosa che mi servono e vado verso la cassa. Prima di arrivarci mi ricordo di non avere lo zaino e, quindi, neanche il sacchetto ecologico, ne prendo un altro recante la scritta "This Bag Saves the Earth", arrivo finalmente alla cassa: «Sacchetto?»
«Sì, grazie!»
Esco, due passi, «..azz.., le tartarughe!»
Ma come si fa a capire quanti sacchetti ci vogliono per contenere la spesa fatta? Mai capito in vita mia. «Secondo lei quanti ne devo prendere?»
«Due dovrebbero bastare», risponde lei.
Esco, due passi, impreco, mi sono dimenticato del sacchetto in juta che porto sempre nello zaino da quando ho letto che quelli di plastica ammazzano le tartarughe (pare se li mangino).
Arrivo a casa, svuoto la spesa e metto i sacchetti di plastica sotto il lavandino, perché io, i sacchetti di plastica, li ho sempre usati come sacchi per la spazzatura.
«Ma allora», dico a me stesso, «non prendendo più le buste della spesa in plastica dovrò comprare i sacchetti della spazzatura».
Dopo due giorni sono al supermercato, prendo i sacchetti della spazzatura, altre cose che mi servono e mi reco alla cassa.
«Sacchetto?»
Se la cassiera dice "sacchetto" è sottointeso che uno basti, «sì, uno, grazie!»
Esco, due passi, «..azz.., le tartarughe!»
Arrivo a casa sconfortato, adesso ho sia i sacchetti della spazzatura che quelli della spesa, povere tartarughe!
Mi faccio un caffè, inserisco la capsula, tutto vibra, pare che debba crollare la casa, e il caffè non esce. Forse, se avessi messo l'acqua...
Apro la macchinetta per pulirla, caffè ovunque, la capsula s'è rotta e ha rilasciato un liquido nerastro . Prendo il sacchetto, quello della spesa, butto tutto dentro ma, come sempre in questi casi, il sacchetto ha un buchino e piscia liquido nero ovunque. Metto il sacchetto dentro l'altro sacchetto, anche questo piscia. Prendo un'altro sacchetto, questa volta quello della spazzatura, e infilo tutto dentro.
Finalmente c'è l'ho fatta!
Scendo a buttare il sacchetto, mentre guardo il cassonetto mi chiedo: «Ma come fanno le tartarughe a mangiarsi i sacchetti di plastica se tanto li inceneriscono a pochi km da casa mia? Ma che differenza c'è tra utilizzare la busta della spesa in plastica o il sacchetto della spazzatura?». Sinceramente non lo sò, ma se dicono che devo usare le borse in juta un motivo ci sarà, e poi fa molto "cool".
Il giorno dopo sono ancora al market, compro le capsule per la macchinetta del caffè, altre cosa che mi servono e vado verso la cassa. Prima di arrivarci mi ricordo di non avere lo zaino e, quindi, neanche il sacchetto ecologico, ne prendo un altro recante la scritta "This Bag Saves the Earth", arrivo finalmente alla cassa: «Sacchetto?»
«Sì, grazie!»
Esco, due passi, «..azz.., le tartarughe!»
lunedì 19 aprile 2010
Birretta al lavoro
E' lunedì mattina, già questo basta per rendere la giornata lavorativa pesante, dopo qualche ora di lavoro arriva la sete e, come tutti gli altri giorni, vi avvicinate al frigorifero per bervi la vostra bella birretta, aprite lo sportello del frigorifero e, orrore, non ci sono più birre!
Il primo pensiero va subito al vostro collega alcolista, «sicuramente se l'è bevute tutte lui», andate verso l'altro frigorifero ma anche qui, zero birre. E' il primo aprile, pensate subito ad uno scherzo, ma, dopo pochi minuti, venite a scoprire che è tutto vero, che l'azienda ha deciso che d'ora in poi la birra ve la potete bere solo durante la pausa pranzo.
No, non sono io che ho bevuto troppe birre, alla Carslberg, fino al primo aprile, i dipendenti potevano bere gratis prelevando le bevande, tra cui la birra, da degli appositi frigoriferi distribuiti all'interno dell'azienda. Ora la birra è stata tolta, può essere bevuta solo durante la pausa pranzo. Ai dipendenti la cosa non è andata giù - come biasimarli - tanto che hanno indetto pure uno sciopero.
Update: il primo aprile non era un lunedì, ma così la storiella mi piaceva di più.
Il primo pensiero va subito al vostro collega alcolista, «sicuramente se l'è bevute tutte lui», andate verso l'altro frigorifero ma anche qui, zero birre. E' il primo aprile, pensate subito ad uno scherzo, ma, dopo pochi minuti, venite a scoprire che è tutto vero, che l'azienda ha deciso che d'ora in poi la birra ve la potete bere solo durante la pausa pranzo.
No, non sono io che ho bevuto troppe birre, alla Carslberg, fino al primo aprile, i dipendenti potevano bere gratis prelevando le bevande, tra cui la birra, da degli appositi frigoriferi distribuiti all'interno dell'azienda. Ora la birra è stata tolta, può essere bevuta solo durante la pausa pranzo. Ai dipendenti la cosa non è andata giù - come biasimarli - tanto che hanno indetto pure uno sciopero.
Update: il primo aprile non era un lunedì, ma così la storiella mi piaceva di più.
domenica 18 aprile 2010
Opera Mini, perché dico sì
Lo spunto per questo post me l'ha dato questo articolo di DElyMyht in cui si sostiene che la velocità e il minor consumo di banda da parte del browser Opera Mini è dovuto al fatto che a monte c'è un proxy che mantiene la cache (metodo usato anche da molte aziende per far navigare i propri dipendenti) questa cache potrebbe essere un problema di sicurezza/privacy.
Il discorso fila, ma, io faccio il bastian contrario e dico sì a Opera Mini, per questi motivi:
Diciamo, per tagliare la testa al toro, che non mi sembra ci siano grossi problemi ad avere sia Opera Mini che il browser di default installati sull'iPhone.
Il discorso fila, ma, io faccio il bastian contrario e dico sì a Opera Mini, per questi motivi:
- ho la fortuna/sfortuna di non dover essere costantemente collegato con la banca o dovere compiere operazioni particolari su siti protetti, quando lo devo fare lo faccio sempre dal Mac e mai con l'iPhone, se dovessi farle, comunque, seguirei il consiglio di DELyMyth e userei Safari;
- Opera Mini non è solo un browser per iPhone, è il primo browser per iPhone prodotto da terzi, cosa impensabile fino a qualche mese fa, questo rende il telefono di Apple un dispositivo più aperto;
- il risparmio di banda non è una cosa da poco quando si esce dai confini nazionali (quindi non si è coperti dal contratto) e non si ha a disposizione una WiFi;
- come già detto, uso da qualche giorno Opera Mini per iPhone e mi trovo nettamente meglio che con Safari.
Diciamo, per tagliare la testa al toro, che non mi sembra ci siano grossi problemi ad avere sia Opera Mini che il browser di default installati sull'iPhone.
Il vulcano e l'autostop 2.0
Vorrei essere rimasto anch'io bloccato in qualche aeroporto europeo.
No, non sono impazzito completamente, solo che avrei voluto partecipare anch'io a quello che è il primo autostop 2.0 della storia: la gente su twitter cerca persone con cui condividere viaggi in auto attraverso l'Europa.
Non è fantastico tutto ciò?
L'amatriciana del direttore
Ho passato la mattinata, e l'inizio del pomeriggio, a sistemare il laptop di mia sorella che -forse nessuno le ha detto che esiste una cosa che si chiama internet- pare non abbia nessuna intenzione di aggiornare OS e software, così mi son trovato a portare il suo Windows Vista Home Edition -vergogna Microsoft, vergogna per aver creato un sistema operativo del genere- ai giorni nostri.
Purtroppo, facendo questa operazione, ho avuto prova di quello che da tempo sospettavo: la lentezza del mio Mac non è dovuta alla scarsità della linea ADSL ma alla veneranda età del mio iBook G4.
Vabbè, per ora i soldi per un nuovo Mac non ce ne sono, per tirarmi su il morale ho fatto una splendida amatriciana seguendo i consigli del direttore.
Purtroppo, facendo questa operazione, ho avuto prova di quello che da tempo sospettavo: la lentezza del mio Mac non è dovuta alla scarsità della linea ADSL ma alla veneranda età del mio iBook G4.
Vabbè, per ora i soldi per un nuovo Mac non ce ne sono, per tirarmi su il morale ho fatto una splendida amatriciana seguendo i consigli del direttore.
venerdì 16 aprile 2010
Opera Mini per iPhone
Opera Mini per iPhone è molto più veloce di Safari, o almeno così mi sembra, ma il vero plus è che mi permette di postare direttamente dall'interfaccia web di blogger.
L'evoluzione del blogger
Il blogger ha un suo processo evolutivo ben preciso:
E voi, a che stadio siete?
- la nascita: il blogger neonato solitamente scrive tutto quello che gli viene in mente, è sempre connesso, posta al mattino, al pomeriggio, alla sera e alla notte. Non esistono sabati, domeniche né festività;
- l'infanzia: si rende conto che forse certe cazzate è meglio non scriverle, se ha il mal di testa lo scrive su facebook ma non ci crea attorno un post di 500 parole;
- l'adolescenza: i suoi post trattano solo pochi argomenti (se non uno solo),comincia a rompere le scatole a destra a manca per attirare visite sul proprio sito;
- la gioventù: smette di scrivere tutti i giorni a tutte le ore perché scopre che è possibile schedulare l'uscita dei post, conclude tutti gli articoli con una domanda per invogliare le persone ad aggiungere commenti;
- l'età adulta: oramai se la tira, toglie la possibilità di poter commentare i suoi post, è completamente sparito dai forum e dai commenti degli altri blog, si sente arrivato;
- la terza età: è stanco, si è reso conto che per quello che ha da dire 140 caratteri bastano e avanzano, chiude il blog e scrive solo su twitter.
E voi, a che stadio siete?
giovedì 15 aprile 2010
Il Salone del Mobile
Impossibile per chi vive e/o lavora a Milano non accorgersi che è in corso il Salone del Mobile.
Per una settimana gli hotel della città sono pieni, aumenta il traffico (non che prima scarseggi), aumentano il numero di tassisti che tagliano la strada, le gnocche, gli aperitvi, le feste nei locali, insomma, aumenta tutto.
Per una settimana, poi si torna tutti all'IKEA.
Per una settimana gli hotel della città sono pieni, aumenta il traffico (non che prima scarseggi), aumentano il numero di tassisti che tagliano la strada, le gnocche, gli aperitvi, le feste nei locali, insomma, aumenta tutto.
Per una settimana, poi si torna tutti all'IKEA.
martedì 13 aprile 2010
Wired Italia e le "vecchie" pubblicità
Anche se qualche volta mi fa un po' arrabbiare, una delle poche riviste italiane per le quali valga la pena fare un giro in edicola (non mi abbono per mancanza di fiducia nei confronti delle Poste Italiane) è sicuramente Wired.
Sfogliando il numero di aprile mi è subito saltato all'occhio il gran numero di inserzioni pubblicitarie da parte di case automobilistiche e, visto che sono un po' malato, mi son preso la briga di segnarmele tutte:
Devo dire che la mia impressione aveva un certo fondamento: su 190 pagine, 13 sono pubblicità di case automobilistiche così come lo sono la metà delle 4 pagine di copertina.
Non voglio, con questo, criticare Wired, sto solo constatando che la rivista che parla di "Storie, idee e persone che cambiano il mondo", la rivista attenta alle nuove tecnologia e con un occhio di riguardo verso la Green Economy alla fin fine deve appoggiarsi al "vecchio" mercato dell'automobile per finanziarsi. Nulla di grave, nulla di sbagliato, ma un po' di pensieri in testa vengono.
Una piccola critica a Wired, però, la voglio fare: a pagina 180 è presente la Tech Parade, indovinate qual'è la nuova entrata al settimo posto, tra l'altro l'unico "oggetto" della classifica che non potete acquistare in un negozio di elettronica? Sarà una coincidenza, ma è la Citroen DS3!
Sfogliando il numero di aprile mi è subito saltato all'occhio il gran numero di inserzioni pubblicitarie da parte di case automobilistiche e, visto che sono un po' malato, mi son preso la briga di segnarmele tutte:
- la seconda di copertina e la prima pagina sono un'inserzione della FIAT;
- pagina 16, 17 e 18 pubblicizzano la Citroen DS3 (dopo capirete perché specifico anche il modello), tra l'altro le pagina 17 e 18 sono un cartoncino staccabile con tanto di immagine ad effetto movimento (da bambino andavo matto per questo tipo di cose, non ho idea di come si chiamino);
- pagina 24 e 25 Nissan;
- pagina 29 Volkswagen;
- pagina 47 Land Rover;
- pagina 51 Ford;
- pagina 57 Honda;
- pagina 136 Maserati;
- pagina 140 Opel;
- pagina 143 Audi;
- la quarta di copertina va alla Mercedes.
Devo dire che la mia impressione aveva un certo fondamento: su 190 pagine, 13 sono pubblicità di case automobilistiche così come lo sono la metà delle 4 pagine di copertina.
Non voglio, con questo, criticare Wired, sto solo constatando che la rivista che parla di "Storie, idee e persone che cambiano il mondo", la rivista attenta alle nuove tecnologia e con un occhio di riguardo verso la Green Economy alla fin fine deve appoggiarsi al "vecchio" mercato dell'automobile per finanziarsi. Nulla di grave, nulla di sbagliato, ma un po' di pensieri in testa vengono.
Una piccola critica a Wired, però, la voglio fare: a pagina 180 è presente la Tech Parade, indovinate qual'è la nuova entrata al settimo posto, tra l'altro l'unico "oggetto" della classifica che non potete acquistare in un negozio di elettronica? Sarà una coincidenza, ma è la Citroen DS3!
lunedì 12 aprile 2010
La condanna a Google
Le condanne e le sanzioni non vengono date per il gusto di punire, ma con lo scopo di prevenire il reiterarsi delle azioni che le hanno causate.
Se la Polstrada si apposta con l'Autovelox, non lo fa per la gioia di decurtare punti dalle patenti (o almeno così spero) degli automobilisti, ma per indurli a viaggiare entro i limiti di velocità.
Nelle motivazioni della condanna a Google per il video del disabile picchiato si legge:
quel "era del tutto carente" mi fa pensare che adesso l'informativa sia cambiata e, quindi, non sia più "carente".
Volete dirmi che con la nuova informativa non assisteremo più ad episodi del genere?
Se la Polstrada si apposta con l'Autovelox, non lo fa per la gioia di decurtare punti dalle patenti (o almeno così spero) degli automobilisti, ma per indurli a viaggiare entro i limiti di velocità.
Nelle motivazioni della condanna a Google per il video del disabile picchiato si legge:
L'informativa sulla privacy era del tutto carente o comunque talmente nascosta nelle condizioni generali del contratto da risultare assolutamente inefficace per i fini previsti dalla legge
quel "era del tutto carente" mi fa pensare che adesso l'informativa sia cambiata e, quindi, non sia più "carente".
Volete dirmi che con la nuova informativa non assisteremo più ad episodi del genere?
L'iPod, l'iPad e i nativi senzacarta
Mi ricordo ancora quando ricevetti in regalo il mio primo iPod, nell'aprire la confezione a forma di cubo - vedere il packaging minimalista dei modelli recenti un po' mi deprime - mi tremavano le mani. Passai la notte (era Natale) a trasferire musica dai CD al nuovo giocattolo, stava cambiando il modo in cui avrei consumato musica, non più solo in auto o a casa, ma ovunque e in qualsiasi situazione. Avevo già un lettore CD portatile ma non l'avevo mai usato fuori di casa e adesso è attaccato all'amplificatore T-Amp del mio mini-impianto Hi-Fi.
Ora di iPod ne ho tre(quattro se si considera l'iPhone): il primo, il Classic che mi ha fatto tremare le mani, lo uso in casa, il secondo, un iPod Nano, lo porto sempre con me, il terzo, uno shuffle, è il compagno delle corsette in mezzo ai campi. Non c'è dubbio, l'iPod è stata una rivoluzione nel mondo musicale, sarà lo stesso per l'iPad e l'editoria? Ho qualche dubbio.
Probabilmente, quando - e se - aprirò la confezione dell'iPad, mi tremeranno le mani - l'Applemania è molto simile al feticismo - ma non passerò la notte a importare libri e riviste sul nuovo gadget perché non si può fare (a meno che non voglia passare mesi della mia vita a digitalizzare tutto il materiale cartaceo di cui sono in possesso).
Come ho già detto prima, la musica , prima dell'avvento dei lettori mp3, l'ascoltavo prevalentemente in auto o a casa (computer, stereo o cuffie con lettore CD portatile), con l'iPod la musica posso ascoltarla anche mentre corro o passeggio, quando sono in bici (stando molto attento), mentre sono sul tram, mentre aspetto il mio turno in posta ed in tutte le situazioni in cui non reputo necessario dover ascoltare quanto mi circonda.
Dove leggo principalmente? Sul water, sul divano, a letto, e, quando usavo i mezzi per andare al lavoro, sul metrò. Dove leggerò quando - e se - avrò un iPad? Sul water, sul divano, a letto e, se dovessi cambiare lavoro, sul metrò.
A differenza del suo fratellino musicale, l'iPad non mi permetterà d'importare i miei vecchi libri e riviste in un formato più agevole e, soprattutto, non aumenterà il tempo che potrò dedicare alla lettura, anzi, la mia paura è che accada il contrario, che, invece di mettermi a leggere un buon libro alla vecchia maniera, mi metta a leggere un libro controllando la posta, i feeds, twitter, youtube e chi più ne ha più ne metta.
Forse, in futuro, dopo i nativi digitali ci saranno i nativi senzacarta (a cui qualcuno più intelligente di me troverà un nome decente che non ricordi gli immigrati irregolari francesi ), persone che non avranno mai avuto uno stipendio, un estratto conto, una bolletta, un libro, una rivista o qualsiasi altra cosa in formato cartaceo. Per loro strumenti come l'iPad saranno indispensabili, per i nativi concarta come me, la gioia di leggere una rivista cartacea sul cesso non ha né prezzo né rivali digitali.
Ora di iPod ne ho tre(quattro se si considera l'iPhone): il primo, il Classic che mi ha fatto tremare le mani, lo uso in casa, il secondo, un iPod Nano, lo porto sempre con me, il terzo, uno shuffle, è il compagno delle corsette in mezzo ai campi. Non c'è dubbio, l'iPod è stata una rivoluzione nel mondo musicale, sarà lo stesso per l'iPad e l'editoria? Ho qualche dubbio.
Probabilmente, quando - e se - aprirò la confezione dell'iPad, mi tremeranno le mani - l'Applemania è molto simile al feticismo - ma non passerò la notte a importare libri e riviste sul nuovo gadget perché non si può fare (a meno che non voglia passare mesi della mia vita a digitalizzare tutto il materiale cartaceo di cui sono in possesso).
Come ho già detto prima, la musica , prima dell'avvento dei lettori mp3, l'ascoltavo prevalentemente in auto o a casa (computer, stereo o cuffie con lettore CD portatile), con l'iPod la musica posso ascoltarla anche mentre corro o passeggio, quando sono in bici (stando molto attento), mentre sono sul tram, mentre aspetto il mio turno in posta ed in tutte le situazioni in cui non reputo necessario dover ascoltare quanto mi circonda.
Dove leggo principalmente? Sul water, sul divano, a letto, e, quando usavo i mezzi per andare al lavoro, sul metrò. Dove leggerò quando - e se - avrò un iPad? Sul water, sul divano, a letto e, se dovessi cambiare lavoro, sul metrò.
A differenza del suo fratellino musicale, l'iPad non mi permetterà d'importare i miei vecchi libri e riviste in un formato più agevole e, soprattutto, non aumenterà il tempo che potrò dedicare alla lettura, anzi, la mia paura è che accada il contrario, che, invece di mettermi a leggere un buon libro alla vecchia maniera, mi metta a leggere un libro controllando la posta, i feeds, twitter, youtube e chi più ne ha più ne metta.
Forse, in futuro, dopo i nativi digitali ci saranno i nativi senzacarta (a cui qualcuno più intelligente di me troverà un nome decente che non ricordi gli immigrati irregolari francesi ), persone che non avranno mai avuto uno stipendio, un estratto conto, una bolletta, un libro, una rivista o qualsiasi altra cosa in formato cartaceo. Per loro strumenti come l'iPad saranno indispensabili, per i nativi concarta come me, la gioia di leggere una rivista cartacea sul cesso non ha né prezzo né rivali digitali.
venerdì 9 aprile 2010
Distrazioni offline
Esco dall'ufficio, è venerdì, quindi sono più felice, il mio unico pensiero è pensare in quale ristorante andare a cenare questa sera.
Passeggiando noto una persona frugare nella spazzatura, cambiano subito i miei pensieri, penso in quale schifo di società viviamo, penso a come andrebbero affrontati certi problemi da parte dei potenti, ma poi vedo il sedere della bionda che sta davanti a me, e i pensieri cambiano ancora...
Salgo sul marciapiede e mi chiedo che senso abbiano a Milano dei marciapiedi così alti se tanto servono da parcheggio per le auto.
Parto, ipotizzando come rivoluzionare il traffico della cittá, rosso, mi fermo, ancora la bionda che attraversa la strada..
E sì, non c'è bisogno di essere collegati ad internet per passare da una distrazione all'altra.
Passeggiando noto una persona frugare nella spazzatura, cambiano subito i miei pensieri, penso in quale schifo di società viviamo, penso a come andrebbero affrontati certi problemi da parte dei potenti, ma poi vedo il sedere della bionda che sta davanti a me, e i pensieri cambiano ancora...
Salgo sul marciapiede e mi chiedo che senso abbiano a Milano dei marciapiedi così alti se tanto servono da parcheggio per le auto.
Parto, ipotizzando come rivoluzionare il traffico della cittá, rosso, mi fermo, ancora la bionda che attraversa la strada..
E sì, non c'è bisogno di essere collegati ad internet per passare da una distrazione all'altra.
Ve lo potete permettere l'OS 4?
Quest'estate dovrebbe essere rilasciato il nuovo OS 4 per iPhone, secondo quanto afferma The Apple Blog:
Il primo iPhone è stato introdotto sul mercato nel giugno del 2007, tre anni mi sembrano un po' pochini per essere già considerato un dispositivo non compatibile con il nuovo sistema operativo.
Che ne dite?
- l'iPhone 3GS, l'iPod Touch di terza generazione e l'iPad (ci mancherebbe) saranno completamente compatibili con il nuovo sistema operativo
- l'iPhone 3G e l'iPod Touch di seconda generazione saranno parzialmente compatibili, non avranno il multitasking vista la scarsità di RAM e la lentezza del processore
- per gli sfigati come me che posseggono l'iPhone di prima generazione e gli sfigati che hanno un iPod Touch di prima generazione non ci sarà la possibilità di avere l'OS 4
Il primo iPhone è stato introdotto sul mercato nel giugno del 2007, tre anni mi sembrano un po' pochini per essere già considerato un dispositivo non compatibile con il nuovo sistema operativo.
Che ne dite?
Copertine dal millennio scorso
Devo dire che Rolling Stone Italia quest'anno ha iniziato alla grande, dopo i due zero del mese di gennaio per indicare l'inizio del nuovo decennio, ha sfornato una serie di copertine degne del millennio scorso: Mick Jagger e Madonna a febbraio (anche di questo vizio della doppia copertina si potrebbe fare un discorsino), Jimi Hendrix a marzo ed in aprile John Lennon.
Possibile che dopo il 1982 (anno in cui Madonna ha firmato il suo primo contratto musicale), l'industria musicale non abbia più sfornato un artista degno di finire sulla copertina di Rolling Stone?
Possibile che dopo il 1982 (anno in cui Madonna ha firmato il suo primo contratto musicale), l'industria musicale non abbia più sfornato un artista degno di finire sulla copertina di Rolling Stone?
mercoledì 7 aprile 2010
Nostalgia del vinile
Non preoccupatevi, non è il solito post dell'invasato musicofolo integralista che vuole a tutti i costi dimostrare che "si stava meglio quando si stava peggio" sostenendo che la musica non è musica se non viene ascoltata con un giradischi.
Però, guardando i lavori di Storm Thorgerson, un po' di nostalgia mi viene. Mi ricordo ancora quando un mio carissimo amico mi fece vedere con orgoglio la copertina di Live After Death degli Iron Maiden, certe sensazioni che davano i vecchi LP in vinile i CD e, ancor meno, gli MP3 non te le possono proprio dare!
Però, guardando i lavori di Storm Thorgerson, un po' di nostalgia mi viene. Mi ricordo ancora quando un mio carissimo amico mi fece vedere con orgoglio la copertina di Live After Death degli Iron Maiden, certe sensazioni che davano i vecchi LP in vinile i CD e, ancor meno, gli MP3 non te le possono proprio dare!
Il presepe vivente
Nonostante le abbuffate di dolci, pizza e pesce la mia pancetta non è cresciuta come avevo pronosticato nel precedente post, probabilmente le grandi camminate hanno aiutato a smaltire le calorie ingerite, perché camminare, anzi, passatemi il termine, cazzeggiare per Napoli è stupendo, è bello sbirciare nei vicoli del centro storico - i primi giorni con il timore del "milanese in vacanza" - dove sembra che il tempo si sia fermato ed entrare a bere un caffè nel primo baretto che si trova.
Perché il caffè a Napoli è buonissimo: tazza bollente e aroma intenso.
A Milano il caffè buono lo devi cercare, a Napoli ti trova lui.
Che dire d'altro? Tutto ciò che vi dicono di Napoli, tutto ciò che immaginate, è vero, non esistono luoghi comuni riguardo a questa città, è come un enorme presepe vivente a cui tutti i napoletani contribuiscono interpretando magistralmente i ruoli prestabiliti, seguendo i copioni scritti da Totò e da Eduardo De Filippo.
Perché il caffè a Napoli è buonissimo: tazza bollente e aroma intenso.
A Milano il caffè buono lo devi cercare, a Napoli ti trova lui.
Che dire d'altro? Tutto ciò che vi dicono di Napoli, tutto ciò che immaginate, è vero, non esistono luoghi comuni riguardo a questa città, è come un enorme presepe vivente a cui tutti i napoletani contribuiscono interpretando magistralmente i ruoli prestabiliti, seguendo i copioni scritti da Totò e da Eduardo De Filippo.
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