giovedì 30 settembre 2010

Il noBday, un giorno senza di lui

Mi alzo alla mattina, accendo la tele e parlano di lui, salgo in macchina, accendo la radio e parlano di lui, passo dal bar a bere il caffè, sbircio il giornale e parlano di lui, arrivo in ufficio guardo le notizie on-line e parlano di lui; ma questi sono i media in mano a partiti e grandi gruppi industriali.

Allora mi metto a guardare cosa dicono le persone "normali": parlano di lui!

Ma io mi chiedo, almeno noi, noi che scriviamo così per scrivere, su di un blog, su twitter, su facebook, sui muri o su dove cavolo ci pare, perché almeno noi non eleggiamo il noBday? Un bel giorno in cui nessuno parla di lui, nel bene e, soprattutto, nel male, come se non esistesse.

Chiedo troppo?

Il lavoro più bello al mondo

Avete presente il conduttore di Linea Verde, quello che va in giro per tutta l'Italia (e non solo) a vedere posti meravigliosi e, a fine trasmissione, si trova davanti a tavolate con i migliori cibi e i migliori vini?
A me fa venire il nervoso per due motivi: il primo è che vorrei fare io quel mestiere, il secondo, quello che mi imbestialisce di più, è vedere lui che assaggia le cose in modo schifato, quasi fosse, anzi, forse perché lo è, obbligato.

Mai più di un morso, mai più di un sorso...

Gli americani sì che sanno come si fanno le trasmissioni sul cibo, un esempio è Man v. Food dove il conduttore gira gli States alla ricerca dei cibi più sostanziosi.

Guardatelo in azione :



Se qualche produttore televisivo cerca qualcuno disposto a fare un lavoro del genere, io mi propongo subito.

mercoledì 29 settembre 2010

Le 7 categorie di frequentatori dei social network

Uno studio della Forrester Research rileva che sono in declino il numero di "creatori di contenuti" nei social network.
Del resto, come si legge in questo divertente post (segnalato da Francesco):
Ogni mattina su Internet... un guru si alza e sa che dovrà dichiarare la morte di una qualche parte del Web.
Aggiungo io, che la mattina dopo un altro guru, con dati diversi, proclamerà la resurrezione della parte morta il giorno precedente.

E' comunque interessante la suddivisione che la Forrester fa degli utenti dei social network:
  1. Creatori
  2. Conversatori
  3. Critici
  4. Collezionisti
  5. Joiners (non ho idea di come tradurlo)
  6. Spettatori
  7. Inattivi
Dai dati che vengono mostrati nello studio, sembra che ci sia un decremento della percentuale di persone creative (direi che si possono considerare creative le prime tre categorie) accompagnato da un incremento delle altre categorie.

Non mi stupisce molto la cosa, internet si è allargata molto in questi ultimi anni, ha raggiunto persone che non hanno ancora confidenza con il computer, ci si accede con dispositivi diversi (vedi smart-phone) che ne incrementano l'utilizzo ma rendono più difficile la creazione di contenuti e, ultimo ma forse più importante fatto, prima c'erano molti più spazi da riempire, criticare o discutere.

Un esempio banale può essere Wikipedia(anche se non è un vero e proprio social network, ma rende facile l'esempio): i primi "frequentatori" avevano parecchie voci non ancora elencate da poter pubblicare diventando, così, creatori, poi sono arrivati quelli che hanno perfezionato le voci (conversatori e critici), gli ultimi che si sono aggiunti (joiners) si sono trovati in una situazione che li ha portati ad essere collezionisti o spettatori.

Gli inattivi, probabilmente, si trovavano lì per sbaglio.

Facebook, Twitter e la rivoluzione

Ieri ho segnalato, tramite twitter, questo articolo del New Yorker, dove si sostiene che "la rivoluzione non verrà twittata".
Due grandi blogger, Anil Dash e Dave Pell,  hanno già commentato l'articolo, quindi un piccolo blogger come me non poteva essere da meno.

Il concetto principale sono i "weak ties" (legami deboli) su cui sono costruiti i social network, legami deboli che non permetterebbero l'organizzazione di azioni di rivolta come quella citata all'inizio dell'articolo del New Yorker.

Dal canto mio, i legami che ho in Facebook sono forti, talmente forti che praticamente Facebook non lo uso quasi mai perché i miei amici di Facebook sono amici anche nel mondo reale e mi bastano i contatti che ho con loro nel mondo "offline". Ho un carissimo amico negli USA, ma Gtalk e Skype mi fanno sentire vicino a lui più di Facebook.

Gli amici che ho su Twitter (anche se amici non è la definizione corretta) sono quelli che si potrebbero considerare legami deboli, persone che non conosco nella realtà, che non ho mai visto, ma che considero interessanti e quindi li seguo perché mi fa piacere sapere quello che fanno e, soprattutto, quello che dicono e pensano.

Ma è proprio  Twitter, quello dove ho i legami deboli, che sta diventando sempre di più la mia fonte d'infomazioni, news, idee e punti di vista.
Non credo che organizzerò mai la rivoluzione tramite twitter, ma, se un giorno dovessi proprio organizzarla, l'incazzatura che mi ha fatto venire la voglia di farla probabilmente l'avrò appresa tramite Twitter.

Consigli agli ultrà delle sale parto

Leggo un titolo dell'ANSA che mi mette un po' di ansia: "Neonata invalida dopo lite tra dottoresse a Bergamo".
Sono angosciato, sembra un'epidemia, come se l'ultima moda fosse quella di litigare in sala parto, e non è limitata al sud Italia, è arrivata pure nel cuore della padania.
Forse si tratta di ultrà che non sono riusciti ad avere la tessera del tifoso e hanno spostato il loro campo di battaglia dalle curve alle sale parto.

Vabbè, leggiamo un pezzo del comunicato:
La notizia, riferita questa mattina dal quotidiano online 'Bergamonews', risale al 30 gennaio scorso.
Un fatto che non sembrava avere grossa importanza - e per questo mai riferito - ha acquistato valore quando una serie di notizie analoghe hanno catturato l'attenzione del pubblico.

Quindi, cari ultrà che siete stati sfrattati dalle curve, vi consiglio di non litigare più in sala parto (oramai attira i media) ma da un'altra parte, e cercate di farlo quando i giornalisti hanno altre notizie da dare.

Lo scioglimento dei blog

Fino a poco tempo fa tutti parlavano della morte dei blog, uccisi da un libro pieno di facce e un uccelino canterino. Adesso pare che i blog non solo non sono morti, ma godono di ottima salute.

Se non fosse perché alcuni blogger oramai li conosco - nel senso che a furia di leggerli potrei riconoscere un loro post in mezzo ad altri - faccio fatica a ricordare dove ho letto una determinata cosa.
E' un flusso di informazioni che mi arriva, post sciolti che arrivano da svariati blog e si mischiano uno con l'altro, in mezzo ai tweet o alle mie sottoscrizioni feed. Insomma: i blog si stanno sciogliendo.

Cosa deve fare un blogger quando si rende conto che il suo blog si sta sciogliendo? Semplicemente quello che faceva prima: scrivere!

martedì 28 settembre 2010

Li manderei tutti a tirare i cavi

Io li manderei tutti a tirare i cavi.
Gli farei attaccare uno switch alla corrente, gli farei attaccare i cavi di rete, glieli farei tirare in modo che possano raggiungere due uffici separati, gli farei configurare gli indirizzi IP dei due computer e poi gli direi: "Benvenuti nella grande rete!".

A tutti quelli che considerano internet come una cosa astratta, come un qualcosa arrivato dall'alto, voglio solo ricordare che internet non è nient'altro che quello che vi ho descritto prima, solo un po' più grosso.

venerdì 24 settembre 2010

Tutti uguali i video Rap


Boats*Cars*Dollars*Girls*Helicopters*Jewellery*Skylines from Thomas Traum on Vimeo.

Ho sempre sostenuto che la musica Hip-Hop, Rap, R&B o come cavolo volete chiamarla del nuovo millennio sia tutta uguale e rimpiango Run DMC e Public Enemy - nonostante, ai tempi, non mi piacessero molto - ma ho sempre cercato di (auto)convincermi che la cosa sia un mio preconcetto dovuto al fatto che sono vecchio e non capisco le nuove generazioni e la loro musica.

Ma che i video siano tutti uguali non potete negarlo! (via Rhizome)

Una rete a nostra immagine e somiglianza

Abbiamo prese la rete e l'abbiamo modellata a nostra immagine e somiglianza (azz, mi ricorda qualcuno), l'abbiamo farcita di pornografia, gossip e cazzate, l'abbiamo fatta diventare un mezzo di condivisione (più o meno legale), un punto di aggregazione, un canale di comunicazione e una scusa per broccolare.
Insomma l'abbiamo maltrattata e usata e adesso abbiamo anche il coraggio di darle delle colpe.

Invece di domandarsi come internet stia cambiando la nostra società, sarebbe opportuno chiedersi come la nostra società stia trasformando la rete.

giovedì 23 settembre 2010

Io sto con i barbari

Sarà perché la prima cosa che mi viene in mente quando sento la parola "barbari" sono i simpaticissimi Asterix e Obelix  che lottano contro un esercito di stupidi romani.

Sarà perché i romani me l'immagino sdraiati mentre mangiano cibi troppo dolci, bevono vini troppo dolci contornati da donne troppo dolci e annoiate che suonano la lira; mentre i barbari me l'immagino seduti intorno ad un fuoco a bere birra e mangiare stinco di maiale ascoltando i Metallica.

Fatto sta che a me sono più simpatici i barbari.

mercoledì 22 settembre 2010

Grazie a La7

Voglio ringraziare La7 per due cose: la prima è Ilaria D'Amico, la seconda è il fatto di aver messo nell'archivio cult lo speciale di Niente di Personale sull'avvocato Ambrosoli, come avevo disperatamente chiesto.
Probabilmente non l'hanno messo perché lo chiesto io, però va bene lo stesso.

Scrutinio segreto

Ma come dovrei valutare un parlamentare se non sul suo operato? Come faccio a capire quali sono le sue idee se quando ci sono delle votazioni importanti vengono fatte a scrutinio segreto?
Non si può, ma non è un grosso problema, perché tanto non si può nemmeno decidere quali parlamentari votare.

Disclosure

Leggo su Wikipedia riguardo al termine disclosure nel giornalismo:
refers to disclosing the interests of the writer which may bear on the subject being written about, for example, if the writer has worked with an interview subject in the past.
Non vedo la voce corrispondente nella versione italiana di Wikipedia, probabilmente perché è una pratica poco seguita.

Twitter non è social network: ma anche sì

Concordo con quanto scritto da Riccardo Campaci a proposito di Twitter:
Sì, Twitter - almeno per me - non è un social network. E' il flusso di una coscienza collettiva, aggregantesi online. O, a scelta, un'agenzia di stampa popolare. 
Ciò che non condivido è il sostenere che la gente non partecipi alle discussioni perché segue troppe persone, il fatto è che proprio non le segue affatto! Avevo sollevato tempo fa la mia perplessità sull'effettivo numero di follower che uno ha e ribadisco il fatto che parecchie persone si mettono a seguire altri utenti solo per incrementare il numero di follower (io ti seguo così tu mi segui, se mi segui ti seguo subito così non mi defollowi) e non per creare una rete.

Io, nel mio piccolo, una rete di persone con cui condividere opinioni e fare qualche discussione l'ho individuata, sto facendo una piccola lista di utenti che mi seguono realmente, è difficile individuarli, ma non impossibile, mentre è molto più facile individuare quelli che non "seguono" realmente: un punto di partenza sono i tweetawards.

Dimenticavo: WebLover è un bel blog, anzi, è un blog, cosa difficile da trovare di questi tempi.

Le biografie degli uomini importanti

Ieri alla radio ho ascoltato una piccola biografia di Profumo, ma non è di lui che voglio parlare, ma di tutti quelli come lui, quelli che sono diventati famosi e importanti, quelli, insomma, di cui si fa una biografia.

Perché le loro biografie sono tutte uguali: nascono in una famiglia con più figli che giocatori nella rosa dell'Inter, sono poveri ma si mantengono gli studi , sono bravissimi a scuola e, finiti gli studi con i massimi voti, entrano, con un ruolo quasi inutile, in una grossa azienda.
E fino a qua, quasi tutto normale, poi, però, c'è un buio in queste biografie, perché il racconto riparte quando queste persone sono orami mega-dirigenti di multinazionale o robe del genere.

Ma me li spiegate i passaggi in mezzo? Sono quelli che sono difficili, che bisogna studiare e fare sacrifici lo sappiamo tutti, è il passaggio da puliscicessi a dirigenti che ci manca, chi dobbiamo conoscere? Che tessere di organizzazione/partito/comunione dobbiamo fare? Quali sederi dobbiamo leccare?Insomma: ci dite come cavolo funziona la meritocrazia in questo Paese?

martedì 21 settembre 2010

L'attacco a Twitter

Qualche giorno fa sostenevo che Twitter se le inventa tutte per invogliare gli utenti ad usare l'interfaccia web piuttosto che gli svariati client in circolazione.
Dopo l'attacco di oggi che ha colpito solo chi ha fatto l'accesso via browser (mannaggia a me e alla voglia di vedere se ho l'interfaccia nuova) sarà ancora più dura invogliare gli utenti ad usare l'interfaccia web.

Non vorrei proprio essere nei panni di quelli che lavorano per la sicurezza IT di Twitter!

Il paladino dei rimbalzati

Ieri sera ho visto a "Le Iene" lo scherzo del "rimbalzo" delle celebrità all'ingresso dei locali.

Mi è venuto in mente quando succedeva a me (che celebrità non sono mai stato), quando non andavi bene perché non eri vestito abbastanza bene o perché eri vestito troppo bene, quando non andava bene perché non avevi le ragazze con te o quando non andava bene perché avevi la ragazza ed era una serata gay, quando era troppo presto e quando era troppo tardi, insomma: quando non andavi bene!

Torniamo a ieri sera; ad un certo punto una vittima dello scherzo - che a dire il vero avrei rimbalzato anch'io, non ho idea di chi fosse, neanche dopo che hanno scritto il suo nome - risponde alla ragazza che lo ha rimbalzato più o meno in questa maniera: "Guarda che non fai un lavoro così importante nella società"(la frase corretta non la ricorda, ma il succo era questo).

Bhè, lasciatemelo dire, lui, essendo famoso (ma dove?) si è reso antipatico, ma io, nel mio piccolo, ho eletto lui (ma chi cazzo è?) a paladino di tutti i rimbalzati delle discoteche.

Galline Androidi 2.0

Please could you stop the noise, I'm trying to get some rest
From all the unborn chicken voices in my head
Paranoid Android, Radiohead

Bene, alla fine ce l'abbiamo fatta! E' stato un lavoro duro, ha richiesto ingegno e pazienza ma ora il pollaio della galline androidi è sotto controllo, sappiamo tutto quello che fanno, dove sono e cosa gli piace.

L'idea geniale è stata quella di non farle sentire galline, degli stupidi animali che muovono la testa avanti e indietro, di non dire loro che il loro era uno schiamazzare fastidioso, ma farle credere degli uccellini, degli spendidi animaletti che volano e che con il loro cinguettio allietano le mattinate estive.

Perché alla fin fine, le galline androidi sono delle galline, ma non devi dirglielo, se no si incazzano.

L'altra mossa azzeccata è stata quella del recinto, dargli dei confini, dei limiti, altrimenti sarebbe stato troppo difficile controllarle e analizzarle per avere tutti i dati che servivano per averle completamente sotto controllo.

Proprio una mossa azzeccata i 140 caratteri.

lunedì 20 settembre 2010

Quando l'ANSA dovrebbe imparare dai blogger

L'ANSA mi informa, in questo articolo, che tra le 30 città UE con l'aria peggiore 17 sono italiane, e mi dice anche da dove arrivano i dati:
E' quanto emerge dai dati raccolti dall'Istat dall'Agenzia europea per l'ambiente, pubblicati dal sito di Epicentro dell'Istituto superiore di sanità in occasione della Settimana europea della mobilità
Ma un link a dove si trovano i dati non volete metterlo? Per questa volta mi sono sbattuto io, quindi se vi interessa i dati li potete trovare qui.

Costruttori di pace

Un titolo mi colpisce su Repubblica.it: "Stava costruendo la pace". Clicco subito, voglio capire chi è, e scopro che (la pace) la stava costruendo il militare ucciso in Afghanistan.

No, non voglio scrivere le solite cose che si scrivono in questi casi, si potrebbe prendere un articolo di giornale o un post dell'ultima volta che un nostro militare è morto in una missione all'estero per leggere le solite banali e inutili polemiche.
Però, quando leggo questo:
L'arcivescovo ha definito la morte del tenente "un'altra via crucis, nella quale il Dio vivente viene inchiodato dagli uomini in quella mortale immobilità che ammutolisce ogni voce"
Mi domando cosa mi abbia fatto leggere il  Prof  di religione spacciandolo per Vangelo.

venerdì 17 settembre 2010

Non accettate e-mail da uno sconosciuto

State camminando per strada, un tizio mai visto prima vi ferma e vi promette lauti guadagni, l'unica cosa che vi chiede sono i dati della vostra carta di credito, glieli date? Io credo che un essere con Q.I nella norma lo manderebbe a quel paese, però, a quanto pare, se la richiesta arriva da uno sconosciuto via e-mail, molti ci cascano:
per convincerli a condividere informazioni personali in rete basta una e-mail dal contenuto erotico o una promessa di guadagno facile e ben il 38% di loro lascia sul web il proprio numero di carta di credito
Mio parere? Non ci credo!Vuol dire che su 10 persone che conoscete 3 o 4 hanno fatto una cazzata del genere.

Sempre dallo stesso articolo:
Per proteggere il computer dagli attacchi informatici, gli esperti consigliano di utilizzare una soluzione che combini antivirus, firewall, rilevamento delle intrusioni e gestione delle vulnerabilità.
Ecco invece i miei consigli da non-esperto:
  • mai pensato ad un Mac? Fate partire Safari, lo mettete in modalità "navigazione privata" e vi guardate tutti i pornazzi che volete;
  • migrare a Linux?
  • se il suggerimento precedente è un po' troppo azzardato per voi, potete sempre scaricarvi una di quelle distro che partono direttamente da CD senza "toccare" l'Hard Disk, fate il boot con quelle quando navigate e siete a posto;
  • se una sconosciuta vi contatta via e-mail perché vuole trombare con voi: non è vero!
  • se uno sconosciuto vi contatta via e-mail perché sta molto male: non è vero!
  • se uno sconosciuto vi contatta vie e-mail per proporvi affari: non è vero!
 Se non l'avete capito: ma perché uno sconosciuto dovrebbe contattarvi via e-mail?

Problemi di privacy anche con Twitter?

Giusto per montare ancora un po' la storia che Twitter stia diventando come Facebook - cosa a cui io non credo - non poteva mancare un problema di privacy, come afferma Mike Champion (il nome è tutto un programma):
Do you consider your DMs private? People increasingly use DMs like short emails or IMs and assume it is a private channel between two people. In reality any app you have granted access can read all of your DMs.
In poche parole: tutte le volte che finite in quei siti dove cliccate sul tasto "Sign in with twitter" e poi venite reindirizzati su una pagina di Twitter in cui vi si chiede se l'applicazione può avere accesso al vostro account, ebbene, sappiate che quell'applicazione può leggere anche i vostri DM.

Evitiamo gli allarmismi: credo siano ben pochi gli svilupatori di apps che vogliano sbirciare nel vostri DM,è anche verò, però, che la maggior parte di queste applicazioni sono stronzate evitabili.

giovedì 16 settembre 2010

La solitudine dei bimbominkia

Non vanno più a scuola a piedi o con i mezzi insieme agli amici, ma stanno sul sedile posteriore del SUV di mamma o papà acusticamente isolati con le cuffie dell'iPod.
Non si vedono più al campetto per giocare a pallone in 14 contro 14 (bisognava far giocare tutti), giocano da soli a casa con la PlayStation.
Non si trovano al bar o biblioteca del paese/quartiere, ma su MSN o Facebook.
Non dicono "ci si vede stasera e poi si decide" ma si mettono d'accordo a suon (qualche volta anche fastidioso) di SMS.

Insomma, crescendo così diventare bimbominkia è già un traguardo!

mercoledì 15 settembre 2010

Uno spettro si aggira per la mia time line: Twitter sta diventando come Facebook

Uno spettro si aggira per la mia time line: Twitter sta diventando come Facebook.

Perché mi piace Twitter? Perché mi permette di sapere come sta andando una partita senza vederla, di capire chi è ospite a Ballarò e che cazzate sta dicendo,oppure di sapere se in in qualche reality show sparso nell'etere una fanciulla sta piangendo o è in piena crisi isterica da astinenza da polveri e affini.

Oppure si può sapere che è appena cascato un aereo, che qualcuno ha sparato ad una nave o che c'è stato un terremoto in qualche regione sperduta del mondo.

Per non parlare della politica, se un leader di qualche partito dice una cazzata, su Twitter arriva subito, è meglio del TG e non c'è nemmeno Minzolini.

Insomma, Twitter è una finestra sul mondo, mentre FaceBook è una finestra sulla cameretta dei vostri amici ( a proposito di camerette), credo che i ragazzacci di Twitter lo sappiano meglio di me e non vogliano rompere il giocattolino.
Il problema è un altro: Twitter è un'azienda e, come tutte le aziende, deve fare profitti; di account a pagamento non se ne parla nemmeno quindi l'unica alternativa è la pubblicità. Pubblicità che è difficile da gestire se ognuno usa twitter con dei client di terze parti, meglio invogliare gli utenti ad usare il proprio sito web.

Più visite = più mi faccio pagare per la pubblicità. Semplice, antico, ma ancora valido, concetto del web.

martedì 14 settembre 2010

Si chiama educazione civica

Tra notizie di presunte trans candidate a Miss Italia che piangono, la Clerici che torna alla prova del cuoco e piange, mi metto anch'io a piangere quando in questo articolo leggo:
La scuola - spiega la Gelmini - deve istruire i ragazzi ma deve anche formare dei cittadini responsabili e degli adulti consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo insieme di valori e insegnamenti, nel mondo occidentale, è rappresentato dalla tradizione cristiana
Si chiama educazione civica, caro ministro, educazione civica, e si potrebbe insegnare a scuola al posto di qualche altra materia, che ne so, prendiamone una a caso, religione?

Adoro l'ispettore Barnaby ma...

Domenica sera volevo consumare il classico rito del maschio italico: guardare la Domenica Sportiva e ri-godere nel vedere Ibra che sbaglia il rigore. Con stupore noto che partono parlando della Formula 1,  faccio fatica a considerare l'automobilismo uno sport - per me è un vizio come l'alcool e il fumo - sarebbe più giusto chiamarlo spettacolo, spettacolo noioso, naturalmente.

Non mi resta che il seconto rito del maschio italico sul divano: lo zapping.
Evito i canali con chiappe che si muovono agitate da macchinari infernali e finisco su La7. Giusto in tempo per scoprire che mi sono perso - cazzo - uno speciale NDP dedicato all'avvocato Ambrosoli, non mi resta che guardarne l'ultima mezz'ora e scoprire che - cazzo - Piroso è bravo, molto bravo, e quello che mi sono perso - cazzo - è stato uno dei pochi esempi di TV ben fatta.

Cara La7,
adoro "L'ispettore Barnaby", mi piace "Chef per un giorno" ma, per favore, non potresti mettere nell'archivio cult anche lo speciale NDP dedicato ad Ambrosoli?
Grazie.

I giornali non servono a dare notizie

Se avete voglia potete leggervi questo interessante studio dove si possono trovare i dati sul quanto tempo passano gli americani nel seguire le notizie e, soprattuto, come lo fanno.
Devo dire che i dati non mi hanno stupito per niente, tra i "media tradizionali" chi ha accusato di più il colpo è la carta stampata, per un semplice motivo: la carta stampata non è il mezzo adatto alla diffusione di notizie, o meglio, non lo è più dall'avvento della radio in poi.

Il cartaceo rimane ancora il miglior metodo per diffondere le idee, le opinioni e gli approfondimenti delle notizie ma, le poche volte che compro un quotidiano, faccio fatica a trovarli.

P.S: spesso al sabato e domenica mattina vado in pasticceria, compro la brioche, passo in edicola, compro il Corriere della Sera, torno a casa, caffé, brioche e giornale, una goduria che non ha eguali, piccolo problema: per farlo durante la settimana dovrei svegliarmi alle 4 del mattino e con buone probabilità troverei edicola e pasticceria chiusi.

lunedì 13 settembre 2010

Non bruciate la rete

Riassunto per chi ha vissuto sotto le pietre negli ultimi giorni: un pastore cristiano invasato della Florida, con una faccia che vedrei meglio nei Motorhead piuttosto che in una chiesa, ha deciso che il metodo migliore per commemorare l'11 settembre fosse quello di bruciare alcune copie del Corano. Naturalmente questo ha fatto imbestialire gli invasati dall'altra parte i quali, come ben saprete, in fatto di "invasataggine" non hanno da invidiare a nessuno.

 Alla fine il pastore invasato si è tirato indietro, gli altri probabilmente no (qualcuno è ancora incazzato per delle vignette) e i media si domandano - chissà perché poi - cosa sia successo, di chi sia la colpa di queste "procurate tensioni". Non è certo colpa delle religioni, mica colpa loro se qualcuno travisa le Scritture, neanche colpa dei media, è loro compito dare notizie, ebbene sì: la colpa è della rete!

Chi ha parlato di cortocircuiti, chi di rete senza filtri, chi ha paragonato la rete ad un enorme Speaker's Corner di Hyde Park (Corriere della Sera di ieri) e altre boiate simili; sarà, ma a me sembra che il tam-tam mediatico l'abbiano fatto i canali di informazione classici e che intorno al pastore invasato ci fossero cronisti e cameraman dei maggiori network e non ragazzini con l'iPhone pronti a postare foto e filmati sul web.

Ma si sà, ogni scusa è buona per "bruciare" la rete, quella rete che non ha dato retta al pastore invasato e che se lo è già dimenticato.

venerdì 10 settembre 2010

Il momento sbagliato di @NichiVendola

Parliamoci chiaramente, so benissimo come funzionano certe cose: non è certo Obama che manda i tweet dal suo cellulare, ci pensano quelli dell'ufficio stampa che, evolvendosi, è diventato anche ufficio web marketing o qualsiasi altro nome cool vogliate dargli.

Così non è certo Vendola che usa twitter, ma chi per lui.
Ma questo chi per lui mi manda questo tweet (tra l'altro postato da FaceBook) nello stesso momento in cui Vendola è presente al funerale di Vassallo?
Ripeto: non è lui, ma per un attimo ho avuto in mente la scena di Vendola che durante il funerale estrae il suo smartphone, si collega a FaceBook e scrive:
Governerò la Regione sognando di congedare l’Italia dal Berlusconismo.

Poveri topini

Me lo sento, questo post mi renderà antipatico ai più, ma non riesco a trattenermi.

Ebbene sì, vi da fastidio che un povero topino stia in un laboratorio sterilizzato e venga utilizzato per testare medicinali che verranno usati in futuro per salvare o rendere migliori le vostre vite.

Secondo voi il povero topino dovrebbe stare ad ingrassare nelle fogne della città o negli ultimi granai rimasti, starsene li e non farsi vedere - perché se si fa vedere vi fa schifo - e guai, naturalmente, ad introdursi nelle vostre belle e comode casette, perché allora sì che si meriterebbe di morire dissanguato in una trappola o disidratato dal veleno.

giovedì 9 settembre 2010

La fine del mondo è vicina

Non preoccupatevi, non ho visto troppe puntate di Voyager e nemmeno sono entrato nelle grinfie di qualche strana setta religiosa, semplicemente  alcune piccole cose mi fanno pensare che non ci sia più futuro, che siamo messi male e destinati alla fine del mondo.
Eccovi l'elenco in ordine sparso:
  • spendere 60 euro per andare ad un concerto e stare 3 ore con le mani alzate impugnando videocamera o cellulare;
  • camminare fianco a fianco sul marciapiede con le cuffie dell'iPod nelle orecchie e parlarsi insieme;
  • postare su Facebook le proprie foto in atteggiamento da zoccola e poi lamentarsi sulla privacy dei social network;
  • la Tatangelo a XFactor;
  • gente che si stupisce per la cocaina in discoteca e gente che si stupisce perché qualche cantante fa uso di cocaina;
  • gente che si stupirebbe se non girasse cocaina in parlamento;
  • il digitale terrestre che serve a fare le repliche di ciò che viene trasmesso con l'analogico, d'estate ci troviamo le repliche sull'analogico e le repliche delle repliche sul digitale;
  • Mentana (ex TG1, ex TG2, ex TG5) e Fini (ex MSI) eroi della sinistra;
  • usare twitter per dire che si è annoiati;
  • Voyager;
  • i fake su twitter;
  • il Tavernello in bottiglia;
  • i calciatori che baciano le maglie;
  • i calciatori che baciano le mogli (del compagno di squadra);
  • gli attori americani che vengono a stare in Italia e i geni italiani che vanno a lavorare negli Stati Uniti;
  • i volantini pubblicitari sul parabrezza;
  • il "risveglio muscolare" delle spiagge dell'Adriatico;
  • i cocktail anacquati;
  • perdere la patente perché hai bevuto un cocktail anacquato;
  • le donne che spendono migliaia di euro per assomigliare ad un trans;
  • l'acqua che elimina l'acqua, lo yogurt che sgonfia la pancia e la crema anticellulite;
  • Emanuele Filiberto;
  • gli aggregatori di notizie fatti male;
  • last but not least: le lunghe liste di cazzate sui blog.
Avete anche voi qualche piccolo particolare che possa annunciare la fine del mondo da segnalare? Non fatevi scrupoli.

Google si fa più...pudico

Impossibile non provare l'ebrezza di ricercare tutto più velocemente con Google. Non so, sinceramente, quanto valore aggiunto possa avere nella vita/lavoro di una persona il fatto che mentre stai digitando la tua parola o frase di ricerca appaiano in anticipo i risultati (presunti), secondo quanto riferisce l'ANSA:
grazie a Instant, una nuova infrastruttura tecnologica che permette di risparmiare dai 2 ai 5 secondi di tempo per ogni ricerca. Il tutto grazie a un nuovo meccanismo che 'prevede' in anticipo cosa l'utente sta cercando. 
Ma devo dare una brutta notizia a tutti i pervertiti: Google è molto pudico e se inserite il nome di una persona che a voi piace molto, tipo Sasha Grey, nessun risultato anticipato, dovete premere il bottone cerca.

Certe cose si devono avere con il sudore...

mercoledì 8 settembre 2010

Scoop del Corriere: i ragazzi vanno a ballare e si ubriacano

Incredibile! Il Corriere della Sera ha fatto una scoperta eccezionale: i ragazzi quando vanno in vacanza ballano tutta notte e si ubriacano. Ma non sono tutti così, spiega sempre il Corriere in questo incredibile scoop, qualcuno (in questo caso qualcuna) ha la testa a posto - più un papà che le pagherebbe 2 mesi a New York - e preferirebbe lavorare piuttosto che fare quella vitaccia.

Comunque, cara ragazzina, non preoccuparti che da grande sarà molto meglio, se avrai la compagnia giusta finirai in un villaggio o in una spiaggia dove passerai splendide giornate: un bel risveglio muscolare in spiaggia, colazione, acquagym, gioco aperitivo, pranzo, gioco pomeridiano, gioco aperitivo, cena, baby dance, ballo per adulti e poi a nanna che il giorno dopo si ricomincia da capo.

Meglio sboccare a Ios, vero?

martedì 7 settembre 2010

Fette di salame

Se metto davanti agli occhi una pellicola di plastica gialla vedrò il mondo in maniera completamente diversa da come lo vede uno che ha davanti ai suoi una pellicola verde.
L'ideale sarebbe vedere il mondo senza filtri, senza nessuna pellicola colorata che modifichi la realtà, ma è un'utopia: tanti fattori esterni ci hanno condizionato e ci condizionano.

Il problema nasce quando davanti agli occhi ci sono le fette di salame!

To link or not to link? Questo è il problema

La radio ci ha permesso di sentire quello che prima potevamo solo leggere, la TV ci ha permesso di vedere ciò che prima potevamo solo leggere e/o ascoltare, Internet ci ha dato i link.
Io adoro i link, e appena posso li metto: ne metto uno al post che ha ispirato questa elucubrazione mentale e uno alla spiegazione su wikipedia di cosa è un link

I link sono l'anima del web e senza di essi il web perderebbe le sue potenzialità, è anche per questo motivo che sono un po' titubante sui contenuti a pagamento in rete, rendono difficile la vita dei link e io, ripeto, adoro i link.

lunedì 6 settembre 2010

I tablet salveranno le case editrici?

Mi devo proprio rassegnare, tutti i guru dell'informazione(e non solo) concordano con il fatto che i tablet (iPad in primis) salveranno le case editrici; l'ultimo a dichiararlo è stato Jimmy Wales al workshop Ambrosetti:
mister Wikipedia ritiene che Kindle, iPad e in generale tablet e smartphone, uniti al modello ad applicazioni (apps model) salveranno i vecchi media
Ma io sono un testardo e continuo a dubitare che questo possa essere vero, o almeno ritengo un po' troppo esagerate le attese/pretese nei confronti di queste tecnologie, per vari motivi:
  • per prima cosa non dobbiamo dimenticare che tutto ciò che viene distribuito in forma digitale è facile "preda" della pirateria, se trasformo il mio libro/quotidiano/rivista in app ho buone probabilità che essa circoli anche nel peer-to-peer, stare dietro ai quotidiani risulterà un po' difficile, più facile per le riviste e facilissimo per i libri;
  • sono talmente ripetitivo che non metto neanche più i link ai miei precedenti post - orrore per gli integralisti SEO - e mi limito a ribadire il concetto che chi è interessato a leggere probabilmente è più propenso a comprarsi un Kindle (nato specificamente per questo utilizzo, catalogo fornitissimo e prezzo più basso), stiamo parlando di una persona che già leggeva e quindi cambierà solo metodo di fruizione, può darsi che il nuvo metodo induca a "consumare" più libri, ma potrebbe essere l'effetto regalo di Natale (per un giorno guardo solo quel gioco poi lo butto via) e non deve essere dimenticato il punto precedente (download illegale);
  • OK, sempre più gente avrà un tablet tra le sue mani, rivoluzioniamo il concetto di libro/rivista/quiotidiano e trasformiamolo in un app accattivante per indurre all'acquisto anche chi pensava al tablet solo per giocare e guardarsi i filmini porno, ma cosa saranno queste app? Posso immaginarle per le riviste, un po' meno per i quotidiani ma non ce le vedo proprio, anzi, spero vivamente di non vederle mai, per i libri, a meno che  non vogliate leggere solo favole.
Probabilmente tra qualche anno tutto quello che ho appena scritto verrà smentito dai fatti: tutti leggeranno con i tablet riviste che conterranno imagini, suoni e video (e io che le chiamavo pagine web) e faranno vedere ai bambini le favole con l'iPad (toccare, i bambini devono toccare per scoprire i mondo); per ora continuo a fare il vecchio scettico brontolone.

venerdì 3 settembre 2010

Avremo tutti le nostre 3 o 4 fermate di gloria

Leggere questo post di Galatea mi ha fatto riflettere sul cosa siano i blog nell'era dei social network.

Nell'articolo citato i blog vengono paragonati al "muro della cameretta" cosa, a mio avviso (su questo "a mio avviso" ci tornerò in seguito), vera fino a qualche anno fa, quando il social network era MySpace, il mio spazio.
A quei tempi, un post era un articolo di un blog, il blog era il muro della cameretta del blogger, il lettore vedeva il muro in tutta la sua interezza e giudicava, commentava e, qualche volta, partecipava appiccicandoci del suo. Non si doveva scrivere "a mio avviso" perché era scontato che un post presente nel proprio blog fosse frutto del proprio pensiero.

Adesso che il social network è FaceBook, il libro delle facce, e Twitter, dimmi cosa stai facendo, alla gente non importa più di vedere il muro della tua cameretta, vuole sapere in quel momento cosa stai leggendo, guardando, ascoltando, pensando o scrivendo; attenzione, non cosa leggi, non cosa guardi, non cosa ascolti, pensi o scrivi, in poche parole, non chi sei ma cosa fai.

Ecco perché mi ritrovo a dovere scrivere "a mio avviso", questo post non è un qualcosa che scrivo sul mio diario o un post-it che appiccico al mio muro, questo è quello che sto scrivendo in questo momento, chi ci sta dietro non importa.

Tornando all'adolescenza: non stiamo più appiccicando qualche cosa sul muro della nostra cameretta, saliamo sul tram stracolmo di studenti che tornano a casa e diciamo la battuta, se ci va bene abbiamo le nostre 3 o 4 fermate di gloria.

giovedì 2 settembre 2010

Il galateo per Twitter

Vi presento il galateo per Twitter:
  • evitate al venerdì di affollare la TL con tweet del tipo: "#FF @quello @questo @quellaltro @ecc", puzza di ricerca di follower o ricerca di Follow Friday corrisposto. E' molto meglio un: "#FF @bellaragazza perché è una gnocca da paura", meno elegante nella vita comune ma molto meglio per Twitter;
  • il follow friday non deve mai iniziare con il nick della persona a cui è rivolto, per esempio: "@bellaragazza #FF perché è una gnocca da paura", rischiate che lo veda solo lei, mentra il follow friday serve per suggerire lei agli altri;
  • non c'è nessun problema a defolloware qualcuno, ma non è educato scrivere in pubblico che lo si è fatto e tantomeno dire il perché;
  • sono bene accetti i link ma, per favore, una piccola descrizione di quello che sto cliccando non farebbe male;
  • evitate DM automatici a chi vi followa e, se proprio volete salutare tutti i vostri nuovi follower, fate in modo che non lo sembrino;
  • nessun problema a pubblicizzare il proprio blog, la propria azienda o qualsiasi altra cosa, però non è proprio il caso di ripetere tremila volte lo stesso tweet o di riproporre sempre lo stesso link con titoli diversi;
  • avete fame e lo scrivete, una volta può andare, due pure, però se tutti i giorni a mezzogiorno lo scrivete....
  • ultimo avvertimento, ma forse il più importante, non dovete dire agli altri come si usa twitter, se non vi va l'uso che ne fa una persona defollowatelo.
Naturalmente accetto tutti i vostri commenti, le vostre obiezioni e i vostri suggerimenti.


P.S: chiedo scusa per i termini  defolloware, followa e defollowatelo ma non avevo proprio idea di cosa scrivere al loro posto.

Chiedo scusa se mi piace una canzone

Mi immagino già in un futuro non molto lontano (qualche mese): ascolterò una canzone, la commenterò con Ping che pubblicherà il commento sul blog che automaticamente scriverà su FaceBook con post automatico su Twitter.

Ma a quante persone devo rompere i coglioni solo perché mi piace una canzone?

Gli scrittori che fanno?

Per correre al riparo dal calo di vendite di dischi, i cantanti sono continuamente in giro per il mondo a fare concerti.

Per riportare la gente nelle sale i produttori cinematografici puntano su effetti speciali e 3D, cose che si possono gustare solo al cinema (almeno per ora).

E gli scrittori cosa pensano di fare? Gli conviene subito pensare ad un metodo facile e poco dispendioso (per i lettori) per distribuire i libri in formato digitale, altrimenti rischiano che le future generazioni i libri se li scarichino con un client torrent.

mercoledì 1 settembre 2010

Intervista al "sesto membro" dei Radiohead

Stanley Donwood è considerato il "sesto membro" dei Radiohead perché da The Bends in poi è stato il realizzatore delle copertine dei loro album (e non solo). Potete leggere l'intervista che gli ha fatto Flavorwire, il mio passaggio preferito è la sua risposta a "come e dove ha conosciuto Tom Yorke":
I’m afraid that as we reinvent ourselves as weary middle-aged former hipsters the accuracy of memory tends to get a little compromised. In brief, I can’t remember. I was too much of an arrogant little fucker to take much notice of anyone else.

Non mancano i blog, mancano i blogger

Ieri era il Blog Day, ma in pochi hanno partecipato, soprattutto pochi dei blogger con la B maiuscola, quelli con tanti follower, quelli con tanti visitatori e tanti commenti.

E dire che la differenza tra un blog e un sito web è proprio l'interconnessione tra i vari blogger e i vari blog, quel social network che esisteva molto prima che Facebook, Twitter e company fossero stati pensati.

Non mancano i blog, mancano i blogger.