Riassunto per chi ha vissuto sotto le pietre negli ultimi giorni: un pastore cristiano invasato della Florida, con una faccia che vedrei meglio nei Motorhead piuttosto che in una chiesa, ha deciso che il metodo migliore per commemorare l'11 settembre fosse quello di bruciare alcune copie del Corano. Naturalmente questo ha fatto imbestialire gli invasati dall'altra parte i quali, come ben saprete, in fatto di "invasataggine" non hanno da invidiare a nessuno.
Alla fine il pastore invasato si è tirato indietro, gli altri probabilmente no (qualcuno è ancora incazzato per delle vignette) e i media si domandano - chissà perché poi - cosa sia successo, di chi sia la colpa di queste "procurate tensioni". Non è certo colpa delle religioni, mica colpa loro se qualcuno travisa le Scritture, neanche colpa dei media, è loro compito dare notizie, ebbene sì: la colpa è della rete!
Chi ha parlato di cortocircuiti, chi di rete senza filtri, chi ha paragonato la rete ad un enorme Speaker's Corner di Hyde Park (Corriere della Sera di ieri) e altre boiate simili; sarà, ma a me sembra che il tam-tam mediatico l'abbiano fatto i canali di informazione classici e che intorno al pastore invasato ci fossero cronisti e cameraman dei maggiori network e non ragazzini con l'iPhone pronti a postare foto e filmati sul web.
Ma si sà, ogni scusa è buona per "bruciare" la rete, quella rete che non ha dato retta al pastore invasato e che se lo è già dimenticato.
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