martedì 12 ottobre 2010

Non si può campare d'aria, neanche nel web.

Credo che la discussione riguardo alla diffusione dei contenuti sul web gratis o a pagamento non avrà mai fine. Oggi, su ilPost, viene ripreso un articolo del Guardian in cui si fanno i conti in tasca agli esperti del web.
L'accusa sarebbe quella che i sostenitori del "contenuti gratis" si farebbero pagare a peso d'oro quando vengono chiamati per partecipare a degli eventi.

La domanda sorge spontanea: che c'è di male?

Anche a me è capitato qualche volta di dare (o cercare di dare) una soluzione a qualche problema su un forum o su twitter, ma non per questo ho chiamato il mio datore di lavoro dicendogli che non volevo più lo stipendio a fine mese. E' un esempio un po' forzato, ma il principio è valido per me e per i "guru": non si può campare d'aria, neanche nel web.

C'è chi mette in rete contenuti per cazzeggio (come il sottoscritto), chi per vocazione e chi per pubblicizzare se stesso; del resto anche i musicisti sanno benissimo che un nuovo disco serve per promuovere il nuovo tour e non per fare incassi milionari con le vendite.

Nell'articolo viene citato anche Seth Godin,  reo di chiedere cifre astronomiche per partecipare agli eventi e  di voler viaggiare in prima classe. Per fortuna, dico io, i soldi se li fa con convegni, seminari, eventi e vendendo i suoi libri, tutto questo mi risparmia il fatto di sorbirmi pop-up, banner e text-advertising ogni volta che accedo al suo blog.

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