Leggere questo post di Galatea mi ha fatto riflettere sul cosa siano i blog nell'era dei social network.
Nell'articolo citato i blog vengono paragonati al "muro della cameretta" cosa, a mio avviso (su questo "a mio avviso" ci tornerò in seguito), vera fino a qualche anno fa, quando il social network era MySpace, il mio spazio.
A quei tempi, un post era un articolo di un blog, il blog era il muro della cameretta del blogger, il lettore vedeva il muro in tutta la sua interezza e giudicava, commentava e, qualche volta, partecipava appiccicandoci del suo. Non si doveva scrivere "a mio avviso" perché era scontato che un post presente nel proprio blog fosse frutto del proprio pensiero.
Adesso che il social network è FaceBook, il libro delle facce, e Twitter, dimmi cosa stai facendo, alla gente non importa più di vedere il muro della tua cameretta, vuole sapere in quel momento cosa stai leggendo, guardando, ascoltando, pensando o scrivendo; attenzione, non cosa leggi, non cosa guardi, non cosa ascolti, pensi o scrivi, in poche parole, non chi sei ma cosa fai.
Ecco perché mi ritrovo a dovere scrivere "a mio avviso", questo post non è un qualcosa che scrivo sul mio diario o un post-it che appiccico al mio muro, questo è quello che sto scrivendo in questo momento, chi ci sta dietro non importa.
Tornando all'adolescenza: non stiamo più appiccicando qualche cosa sul muro della nostra cameretta, saliamo sul tram stracolmo di studenti che tornano a casa e diciamo la battuta, se ci va bene abbiamo le nostre 3 o 4 fermate di gloria.
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