martedì 22 giugno 2010

Vuvuzela made in China

E' domenica mattina a svegliarmi ci pensa il suono della vuvuzela. No, non mi sono addormentato in uno stadio sudafricano, sotto casa c'è la festa del quartiere e uno dei gadget più gettonati alle bancarelle è proprio l'infernale trombetta.
Oramai mi hanno svegliato e mi tocca fare un giro tra le bancarelle alla ricerca di qualche leccornia da comprare.
Appena vedo la vuvuzela non riesco a trattenermi, la prendo in mano, non la provo (anche perché ci aveva appena sputacchiato dentro il commerciante) e cerco la scritta che invece non troverò. Cercavo il classico Made in China ma rimango deluso, non è stata fatta in Cina.
Prima di tornare a casa passo in edicola,prendo il Corriere e, sfogliandolo, trovo questo articolo.

Ebbene sì, c'è qualcuno che, in barba ai cinesi, riesce a farsi i soldi con questo stupido oggetto di plastica, però la concorrenza è forte, quelle cinesi costano 25 centesimi, la metà. E' vero, la metà! Ma su 10 euro, come dichiara l'articolo, o rispetto ai 5 a cui venivano vendute nelle bancarelle sotto casa, 25 centesimi cosa sono?

La cosa mi ha fatto tornare in mente una chiacchierata che feci qualche anno fa con il proprietario di una piccola azienda tessile, quando la crisi non c'era ancora e quindi uno dei classici discorsi - dopo meteo, calcio e figa - era la concorrenza sleale dei cinesi. Gli chiesi un po' di cifre, giusto per capire quanto conveniva ad uno stilista italiano (produceva e, spero, produce magliette per le grandi firme italiane) far produrre il lavoro in Cina piuttosto che da lui. Una maglietta che lui faceva a 4 euro al pezzo i cinesi arrivavano a produrla per un solo euro. Un quarto, mica roba da poco! Ma per magliette che costano minimo 50 euro, 3 euro in più cosa sono?

Io capisco le catene tipo H&M e Zara, se vogliono mantenere prezzi bassi devono stare a guardare anche i centesimi, non solo i 3 euro, ma uno stilista, uno che vuol fare l'uomo (uomo?) di classe, si mette ad elemosinare 3 euro?

Dateci la possibilità di scegliere, mettete la vuvuzela Made in China a fianco a quella Made in Italy, mettete la seconda a 25 centesimi in più; mettete la maglietta griffata a 50 euro e al suo fianco la stessa, ma Made in Italy, a 53 euro; forse avrete delle sorprese, forse scoprirete che la gente normale non è pezzente come voi. 

P.S.: Con Made in Italy si intende fatto in Italia completamente, in aziende dove vengono rispettate le leggi in vigore nel nostro Stato.

2 commenti:

  1. bel post Daniele,
    e bella riflessione finale sul VERO made in italy, che troppo spesso viene appaltato all'estero per poter essere poi solamente etichettato, e non solo nel settore moda, qui in italia, facendo così pagare prezzi vertiginosi a noi acquirenti per dei prodotti comunque fatti all'estero.

    Io non vedo poi tutto questo problema a dichiarare che un tale prodotto è fatto in cina o in india, però da consumatore pretendo di saperlo con chiarezza.

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  2. Purtroppo ci stanno prendendo per i fondelli, quando poi ho scoperto che alcuni formaggi D.O.P. vengono fatti con latte estero e, se va male, pure in polvere...

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